1)  Movimento No Tap/SNAM della Provincia di Brindisi,

2) Redazione di “emergenzaclimatica.it” ( www.emergenzaclimatica.it ), rappresentante di interesse registrata presso la Commissione della Comunità Europea come “Think tanks, research and academic institutions”, Identification number in the register: 185226239147-02

3) Forum Ambientalista, Associazione di tutela ambientale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente ai sensi dell’art.13 della legge 349/86,

4) Rete “Legalità per il clima”, nella persone del Prof. Avv. Michele Carducci

 

5) Campagna Nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile, in persona del suo portavoce Renato di Nicola,

6) Coordinamento Nazionale No Triv

 

FORMULANO

le seguenti osservazioni al c.d. Gasdotto TAP – Progetto di espansione della capacità di trasporto a 20 BCMY del Terminale di Ricezione (PRT) in Melendugno (Lecce) https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/11057

 

Premessa

– E’ stata confermata la tendenza della sempre minore domanda di gas nel nostro paese: appena 31 miliardi mc nel primo semestre 2024, il dato più basso dal 2013. Una riduzione della domanda legata a temperature invernali particolarmente miti, una minore richiesta dall’industria e, soprattutto dal settore termoelettrico: infatti le rinnovabili hanno superato le fonti fossili nella produzione elettrica del primo semestre 2024. Il consumo di gas è passato dai 39,8 mld mc del primo semestre 2021 ai 31,1 mld mc del primo semestre 2024: una riduzione del 21,86% come si vede dal grafico sotto. Nel mese di giugno i consumi di metano sono diminuiti del 5,7% sullo stesso mese del 2023 e del 4.6% per il periodo gennaio-giugno.

 

Figura 1: Fonte: dati ufficiali pubblicati dal Mase-Dip.to Energia (DGIS).

– In seguito alla riduzione del consumo di gas, anche le importazioni di gas naturale si sono ridotte:  – 6,5 % confrontando il mese di giugno 2023 con il mese di giugno 2024. Lo stesso trend negativo del – 7,0% si ha confrontando il semestre gennaio giugno 2023 con lo stesso semestre 2024.

Figura 2: Fonte: dati ufficiali pubblicati dal Mase-Dip.to Energia (DGIS).

– A pag. 9 del progetto in oggetto si legge che il raddoppio TAP serve a “diversificare l’approvvigionamento di gas naturale in Italia e in Europa e riduzione della dipendenza dal gas russo”, ma sempre dalla figura 2 vediamo che

  1. c’è una netta diminuzione delle esportazioni di gas naturale del -77,9% confrontando il primo semestre 2023 col primo semestre 2024, flessione che è addirittura del -85,2% raffrontando giugno 2023 con giugno 2024, un vero crollo delle esportazioni di gas: perciò l’Europa non ha bisogno del nostro gas;
  2. anzi, c’è una leggerissima ripresa del gas proveniente dalla Russia (punto di ingresso di Tarvisio), con un aumento del +24,7% confrontando il primo semestre 2023 e 2024, con la guerra in Ucraina in corso.

Inoltre, con il raddoppio della capacità del gasdotto e la quantità doppia che transita per il PRT, a maggior ragione riteniamo che l’opera sia sottoposta al Decreto Legislativo 26 giugno 2015 n. 105 e ancor più a una nuova Valutazione di Impatto Ambientale per quanto concerne il rischio di incidente rilevante e per i maggiori methane leaks dovuti all’incremento della portata.

Le nostre osservazioni si basano su diversi criteri:

  1. criteri temporali, anacronismo e inutilità del raddoppio di TAP
  2. criteri metodologici
  3. criteri di mercato e opportunità economica
  4. criterio di politica energetica europea e completamento della rete
  5. criteri tecnici su danni e rischio d’incidente rilevante Seveso 3 e raddoppio dei methane leaks
  6. criteri di transizione climatica e trasporto di idrogeno
  7. criteri di giustizia climatica
  8. criteri di opportunità “One for One” europei per evitare stranded assets.

Nello specifico:

1.1: Criteri temporali: La VIA è anacronistica

Il metanodotto TAP e il PRT della centrale di Melendugno sono progetti ormai presentati nel 2004, venti anni fa, e il cui Decreto di Compatibilità Ambientale risale al 2014. Solo successivamente la Cop21 del 2015, nota come Accordi di Parigi, ha riconfigurato i parametri per le emissioni di CO2, di cui il metano è uno dei peggiori responsabili. Perciò già la VIA del 2014 è da considerarsi annullata dall’impegno dello Stato italiano di ridurre le emissioni di gas al 2030 del 55% e annullare le emissioni dannose entro il 2050. Emissioni causate proprio dalla combustione del metano  trasportato dal gasdotto TAP.

Inoltre, il progetto del raddoppio della portata di TAP non figura neanche più nella ultima 6. PCI List, perciò non è più da considerarsi un progetto prioritario da parte del Parlamento Europeo.

1.2: Tutto il progetto è da rivedere con il raddoppio della portata, anche per la quantità superiore al limite di 50 t indicato nella colonna 2 parte 1 dell’Allegato I del D.Lgs 334/99 e smi., circostanza quest’ultima che fa rientrare lo stabilimento tra le attività a rischio di incidente rilevante (Seveso3)

1.3:La consultazione riguarda solo il gasdotto TAP e la centrale di Melendugno, ma dovrebbe essere estesa anche all’interconnessione TAP/SNAM Melendugno – Matagiola, che raddoppierebbe anche essa la sua portata, ricordando che Matagiola si trova in territorio di Brindisi, dove sussistono altri 11 impianti ad elevato rischio di incidente rilevante, a cui si aggiungono anche il deposito GNL di Edison di Costa Morena e il deposito Brundisium di benzina e gasolio in fase di realizzazione.

Per cui non si può accettare la richiesta di non assoggettabilità a VIA del solo tratto TAP, escludendo l’interconnessione TAP/SNAM, opera connessa e che arriva in zona SIN di Brindisi.

2.1. Inefficacia pratica del metodo di consultazione

Nella consultazione MASE non si dichiara quale sia l’effettiva efficacia della consultazione e quali i limiti: una consultazione sfavorevole alle opere quali effetti giuridici produce? Blocca l’opera? Pone delle prescrizioni? A che serve?

E’ solo greenwashing per giustificare il coinvolgimento della cittadinanza e delle amministrazioni per la realizzazione dell’opera: “abbiamo sentito tutti e la facciamo lo stesso.”

2.2. Mancanza di potere di prescrizioni alla VIA con la consultazione pubblica.

La consultazione pubblica non ha nessuna legittimazione a porre prescrizioni o addirittura a bloccare l’opera inutile, costosa e dannosa. Perciò è solo greenwashing.

  1. Mercato e opportunità economica

Questa è la situazione del mercato del gas nel primo semestre 2024: calo netto dei consumi e conseguente  calo dell’import, ma anche un calo netto delle esportazioni, addirittura del -85,2%. Questo dimostra che il progetto governativo di far diventare l’Italia “hub del gas” europeo è fallito già in partenza e che il gas in più che dovrebbe arrivare da TAP non ha nessuna domanda i mercato a livello europeo.

E per il raddoppio di TAP ci vorranno circa 5 anni di tempo e investimenti stimati in circa 1,3 miliardi di euro (https://www.ripartelitalia.it/lanalisi-il-raddoppio-del-tap-e-piu-vicino-grazie-ai-fondi-europei/ ).

3.1 Criteri di finanziamento pubblico dell’opera

Nell’ultima consultazione sulla 5.PCI list il raddoppio TAP risulta “Non Financial Investment Decision (FID)”, cioè TAP non aveva neanche chiesto il finanziamento europeo.  TAP vuole ora scaricare sulle bollette dei cittadini italiani il raddoppio, per un progetto anacronistico, inutile e dannoso per cittadini, ambiente e clima.

4.1 L’inutilità del raddoppio di TAP

Il raddoppio della portata di TAP è un grosso investimento, che, coi dati di mercato rischia di rivelarsi come stranded asset dopo il 2030 principalmente a causa delle politiche COP21 sottoscritte dall’Italia e in termini di riduzione e annullamento delle emissioni di CO2 per il 2050. E’ un’opera che nasce già stranded e le ipotesi degli scenari inventati da SNAM “Global Ambition e  Late Transition” non trovano corrispondenza nella domanda del mercato europeo e italiano del gas.

4.2 Criterio di politica energetica europea

Il raddoppio di TAP era stato inserito come progetto prioritario nella 4. e 5.PCI List come una unica dorsale Southern Gas Corridor. Ma l’interesse prioritario dell’opera non è stata poi confermata nella 6.PCI List di gennaio 2024, dove c’è invece il gasdotto Eastmed per il SGC, ma non c’è più il raddoppio TAP.

Intanto SNAM finora non ha ancora presentato nemmeno il SIA  (Studio di Impatto Ambientale) per il gasdotto Matagiola Massafra, che dovrebbe congiungere per 90 km il gasdotto TAP dall’interconnessione di Matagiola (Brindisi) e la Rete Adriatica SNAM che parte da Massafra. Anzi la relazione per il raddoppio di TAP non ne parla affatto di questi tre progetti del SGC.

Se il gas proveniente dal solo TAP arriva tramite interconnessione TAP/SNAM da 56 pollici a Matagiola, Brindisi, e secondo TAP, su una nostra interrogazione arriva in Europa già da 2 anni (https://www.affaritaliani.it/puglia/tap-snam-il-gas-restera-fermo-a-brindisi-fino-al-2028-736989.html ), da Matagiola parte solo un tubo 18 pollici per Palagiano.

Senza il Matagiola Massafra, a Brindisi c’è un grosso effetto imbuto dai 56 ai 18 pollici e poi si arriva a Massafra, dove inizia la Rete Adriatica SNAM, che è di nuovo a 48 pollici. In queste condizioni critiche, dove finora TAP dichiara di essere arrivata col gas al Nord,  non si capisce perché bisognerebbe raddoppiare la linea, visto che il consumo del gas, sia per gli alti prezzi, sia per la decarbonizzazione al 2030 e lo zero carbon target del 2050 lasciano presumere una riduzione del traffico di gas. Non c’è nessuna ragione logica.

Solo di recente in Italia si parla di nuovo di SGC comprendendo anche il gas di Algeria e Libia, che finora viaggiavano sulla linea tirrenica senza problemi di sovraccarico della linea adriatica.

4.3 “Diversificare l’approvvigionamento di gas naturale in Italia e in Europa e riduzione della dipendenza dal gas russo”

Si legge a pag. 11 del progetto in oggetto: “L’opera in questione, come definite dall’art. 7-bis, comma 2-bis, del D.Lgs. 152/06, costituisce intervento di pubblica utilità indifferibili e urgenti ed è soggetta al parere del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) attraverso la procedura di Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale (Screening V.I.A.), come previsto dall’articolo 6, comma 6, lettera b) del Decrreto Legislativo 152/06”.

E ancora: “Il progetto di espansione dell’impianto PRT di Melendugno rientra nell’ambito dei progetti inclusi nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), nella categoria elencata nell’Allegato I-bis alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/06 al punto 3.2.3 “Impianti per la diversificazione delle capacità di importazione”.

I dati ufficiali della figura in premessa pubblicati dal Mase-Dip.to Energia (DGIS) evidenziano che c’è una netta diminuzione delle esportazioni di gas naturale del -77,9% confrontando il primo semestre 2023 col primo semestre 2024, flessione che è addirittura del -85,2% raffrontando giugno 2023 con giugno 2024, un vero crollo delle esportazioni di gas: perciò l’Europa non ha bisogno del nostro gas.

Anzi, c’è una leggerissima ripresa del gas proveniente dalla Russia (punto di ingresso di Tarvisio), con un aumento del +24,7% confrontando il primo semestre 2023 e 2024, con la guerra in Ucraina in corso.

Inoltre i sabotaggi ai gasdotti North Stream 1 e 2 dimostrano la vulnerabilità di tali infrastrutture in tempi di crisi internazionali e di guerra: col raddoppio del gasdotto TAP raddoppia anche la nostra dipendenza dal gas di TAP (circa un terzo del fabbisogno annuo nazionale) e conseguentemente non c’è una “diversificazione delle capacità di importazione”, ma piuttosto una concentrazione della capacità di importazione.

Il gas di TAP arriva poi da uno stato, l’Azerbajan, considerato autoritario e molto vicino al Governo russo: non è certo da considerarsi un governo della massima affidabilità futura ed è  attualmente in guerra con l’Armenia.

Il gasdotto TAP poi attraversa per 2000 km la Turchia, altro stato in guerra su diversi fronti, dall’Iran, alla Siria, alla Libia: anch’esso un partner tutt’altro che affidabile per le forniture future.

C’è da segnalare poi, come TAP ben sa, che il giacimento di Shaz Deniz, da cui arriva il gas di TAP nel Mar Nero, è in parte partecipato e gestito dalla società russa di stato Lukoil, perciò TAP non è un “approvvigionamento alternativo al gas russo”.

Gli effetti non considerati di un possibile sabotaggio del gasdotto TAP graverebbero, col raddoppio di portata, per oltre un terzo del totale delle importazioni dell’Italia, che raddoppierebbe la dipendenza italiana dal gas azero.

4.4 Il gasdotto “costituisce intervento di pubblica utilità indifferibili e urgenti”

Pag. 9: “L’opera in questione, come definite dall’art. 7-bis, comma 2-bis, del D.Lgs. 152/06, costituisce intervento di pubblica utilità indifferibili e urgenti”. Sono passati 18 anni dal D.Lgs. 152/06, che tra l’altro si riferiva solo al gasdotto TAP della prima fase. La situazione economica, politica e ambientale è radicalmente cambiata da allora, soprattutto dopo gli accordi di Parigi del 2015 e l’attuale crisi geopolitica.

à l’opera  non costituisce intervento di pubblica utilità indifferibili e urgent

  1. Sottoposizione col raddoppio legge su rischio d’incidente rilevante Seveso3, Decreto Legislativo 26 giugno 2015 n. 105

Leggiamo sempre a pag. 11 del progetto: “Di conseguenza, sono state definite azioni progettuali e di mitigazione per minimizzarne gli effetti perlopiù attribuibili alla fase di costruzione del progetto.” Non sono definite le analisi in termini di Decreto Legislativo 26 giugno 2015 n. 105, Direttiva Seveso 3 sui rischi di incidente rilevante riferite sia al gasdotto TAP e PRT di Melendugno, considerando la quantità doppia di gas presente nell’impianto, sia alla cumulabilità con l’Interconnessione TAP/SNAM Melendugno – Brindisi, opera collegata, sia rispetto agli altri impianti a rischio di incidente rilevante a Matagiola, Brindisi.

Lo studio, da pag. 11 in poi, elenca Raccolta ed esame della documentazione bibliografica, scientifica e tecnica esistente (strumenti di pianificazione e tutela, norme tecniche, carte tematiche, ecc.); Indagini sul campo, Analisi delle informazioni e dei dati raccolti; Elaborazione di mappe/carte tematiche già approvate nella VIA precedente, senza apportare nessuna nuova analisi al raddoppio e senza nominare il problema dell’applicabilità del Decreto Legislativo 26 giugno 2015 n. 105.

Invece, dopo l’ampio dibattito giuridico sull’applicabilità della direttiva Seveso al gasdotto TAP della fase 1, dopo il ricorso della Regione Puglia e del Comune di Melendugno, il Consiglio di Stato, sez. IV, Sent. 27 marzo 2017, n. 1392, a pag. 26, l’accusa aveva denunciato che “il quantitativo di gas naturale presente all’interno del PRT è pari a 100 t, quantità superiore al limite di 50 t indicato nella colonna 2 parte 1 dell’Allegato I del D.Lgs 334/99 e smi., circostanza quest’ultima che fa rientrare lo stabilimento tra le attività a rischio di incidente rilevante”

E il Consiglio di Stato aveva decretato che “nell’impianto sarebbe prevista la presenza di sostanze pericolose in quantità ben superiori a quelle indicate nell’Allegato 1 allo stesso decreto n. 33471999 pari a 50 t per i gas liquefatti estremamente infiammabili e gas naturale”.

à Ora, con il raddoppio della capacità del gasdotto e la quantità doppia che transita per il PRT, a maggior ragione si richiede che l’opera venga sottoposta al Decreto Legislativo 26 giugno 2015 n. 105 e ancor più a nuova Valutazione di Impatto Ambientale per quanto concerne il rischio di incidente rilevante. 

5.1 Raddoppiano i Methane leaks

A pag. 22 nella descrizione del progetto raddoppio TAP si legge che: “il progetto è stato sviluppato con l’obiettivo di localizzare tutti gli interventi all’interno delle aree dell’impianto esistente del PRT (Rif. [5] e [6]), non richiedendo ulteriore consumo di suolo, e adottando soluzioni impiantistiche tali da consentire il funzionamento dell’impianto senza modificare gli impatti precedentemente valutati nella Fase 1, nonostante l’aumento della portata“:

Ma la Commissione europea raccomanda che  “In May 2024, the European Union approved a new EU Regulation on methane emissions reduction in the energy sector. The Regulation was first proposed in December 2021 as part of the Fit-for-55 package, following the adoption of the EU Methane Strategy in 2020.”

https://www.iea.org/policies/18209-eu-methane-regulations

Si parla di methane leaks, le perdite di metano lungo le condutture, che con una portata doppia di metano saranno più che doppie.

La Commissione europea raccomanda “Methane is the second highest contributor to global warming and air pollution after CO2, accounting for around a third of greenhouse gas emissions, harming both our environment and our health. With the final EU adoption of the methane regulation we now have means to get clearer insight into the main sources of methane emissions in the energy sector. This will increase transparency and provide the tools necessary to reduce these potent emissions, both in the EU and globally”.

https://energy.ec.europa.eu/news/new-eu-methane-regulation-reduce-harmful-emissions-fossil-fuels-europe-and-abroad-2024-05-27_en

 

Nel progetto di raddoppio della capacità di portata di TAP, questo problema non è affrontato secondo le raccomandazioni UE.

5.2 Criteri tecnici di realizzazione dell’opera

Il progetto a pag. 9 prevede l’”inserimento di una serie di componenti all’interno del Terminale di Ricezione del Gasdotto (PRT) di Melendugno”

Tale possibilità era già stata definita e descritta da TAP nel progetto di partenza autorizzato con Decreto MATTM di Compatibilità Ambientale n.223/2014, così come modificato con Decreto n.72 del 16/04/2015, e Decreto MISE di Autorizzazione Unica alla Costruzione ed Esercizio dell’infrastruttura del 20.05.2015, che aveva diviso il progetto in due fasi:

– Fase 1 (10 BCMY), con due stazioni di compressione (GCS00, ACS03) e il Terminale di Ricezione PRT (Pipeline Receiving Terminal), che è stata completata e finalizzata;

– Fase 2 (20 BCMY), con due stazioni di compressione aggiuntive, una in Grecia ed una in Albania, per un totale di quattro stazioni di compressione (GCS00, GCS01, ACS02, ACS03) e l’adeguamento del PRT lato Italia”.

Il progetto TAP Fase 1 (10 BCMY) ha raggiunto il completamento finale ed è entrato in funzione 31 dicembre 2021 con le prime molecole di gas.

E ancora: “la fase 2 è attualmente in fase di implementazione e, per la parte in Italia, prevede l’aggiunta di alcune apparecchiature” . In realtà TAP sta raddoppiando il flusso di gas, con tutte le conseguenze a livello di rischio di incidente rilevante e di perdite di metano (methane leaks), fatti che devono essere valutati ex-novo alla luce dell’aumento di capacità di trasporto e di volume complessivo nell’infrastruttura, e non si tratta solo dell “aggiunta di alcune apparecchiature”.

C’è bisogno di una nuova valutazione dell’impatto del raddoppio della capacità di portata, sia per le persone che abitano lungo il percorso del gasdotto, sia quelle dei centri a poca distanza dal PRT e per i danni ambientali causati dai methane leals aggiuntivi.

E inoltre una VIA va chiesta da TAP/SNAM anche per l’interconnessione Melendugno Matagiola, che finisce proprio nell’area brindisina dove sono già presenti 11 impianti ad alto rischio di incidente rilevante, più altri due (deposito Edison e deposito Brundisium) in costruzione

  1. Criteri di transizione climatica, le bugie sull’idrogeno

A pag. 8 del progetto di raddoppio TAP si parla di Scenari previsionali di supply gas comprendendo il trasporto di H2. Ricordiamo che il gasdotto TAP e l’interconnessione TAP/SNAM non sono adeguati per il trasporto dell’idrogeno se non in mix con il metano.

Esperimenti in tal senso dichiarati da SNAM sono per un mix al massimo del 5-10 % di H2 misto a metano. Per cui, anche in una futura espansione della produzione di H2 verde (se fosse grigio, cioè H2 ottenuto dal metano, saremmo punto e a capo in termini di transizione energetica), solo tale 10% sperimentato dovrebbe viaggiare nei metanodotti, ma sempre misto al 90 % di metano. Perciò l’H2 verde trasportato sui nuovi gasdotti appositamente ideati per la decarbonizzazione, è un’altra sporca bugia.

  1. Carattere antiscientifico della decisione, violazione dei principi ambientali del diritto UE, violazione degli artt. 9 e 41 della Costituzione italiana

Com’è noto e acclarato dalla migliore scienza disponibile, il gas di origine fossile non è un ponte, ma un muro per la transizione verso l’uscita dall’emergenza climatica, tanto che il suo impatto sul sistema climatico, considerato appunto il poco tempo a disposizione per porre fine all’emergenza (2021-2040, secondo l’ultimo AR6 dell’IPCCC) risulta ormai analogo a quello del carbone.

Uno studio recente, The New Gas Boom di Global Energy Monitor, evidenzia i rischi dei massicci investimenti previsti per potenziare la produzione e l’utilizzo di carburanti tradizionali, concentrando la sua analisi sulla futura espansione delle infrastrutture dedicate al gas naturale liquefatto (LNG).

Questo significa che la nuova infrastruttura si pone in contrasto non solo con le migliori acquisizioni della scienza ma con l’intero diritto europeo sulla tutela ambientale e climatica in emergenza.

Infatti, con l’iniziativa in oggetto:

– risulta in violazione la Dichiarazione di emergenza climatica della UE, la quale definisce l’emergenza climatica una “minaccia” da eliminare “prima che sia troppo tardi” attraverso “un’azione immediata e ambiziosa per limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC ed evitare una massiccia perdita di biodiversità” e riconosce che si debba agire “in base alla scienza” e nella considerazione di tutti i Report dell’IPCC, i cui risultati sono dichiarati ““esaustivi sugli effetti dannosi dei cambiamenti climatici”;

– risulta in contrasto con il principio di integrazione e quello di non regressione, desumibili dai Trattati europei, nella parte in cui si stabilisce che qualsiasi azione e decisione in materia ambientale, materia di concorrenza ripartita fra Stato e Regioni, si debba sempre e solo mirare al miglioramento della qualità dell’ambiente e della salute e non invece al loro deterioramenti;

–  risulta in violazione con il principio DNSH – “Do No Significant Harm”, dato che non fornisce alcuna evidenza, scientificamente fondata, accessibile e verificabile, che l’attività promossa miri alla mitigazione climatica e non rechi danni significativi agli obiettivi ambientali di eco-sostenibilità definiti dalla normativa europea (Regolamenti nn. 2020/852-2021/241-2021/1119;

– ne deriva che anche le attività economiche e di impresa, conseguenti all’iniziativa in oggetto, opereranno in violazione delle c.d. “garanzie minime di salvaguardia”, previste come vincolanti dall’art. 18 del Regolamento n. 2020/852;

– di conseguenza, la decisione in oggetto e le attività connesse si porranno in contrasto con l’equazione dell’emergenza climatica, assunta dalla migliore scienza come verifica di sostenibilità e non dannosità della gestione dei tempi di emissione di gas serra rispetto ai tempi termodinamici di destabilizzazione del sistema climatico per la concentrazione sempre dei gas serra (c.d. formula di Lenton et al.);

–   sicché l’iniziativa in oggetto risulta antiscientifica, in contrasto con i principi ambientali europei e persino incostituzionale, dato che prescinde dai nuovi obiettivi, vincoli e limiti dettati dai riformati artt. 9 e 41 della Costituzione e dalla Risoluzione ONU, votata anche dall’Italia, che riconosce il diritto umano universale a un ambiente sano.

à tutte queste considerazioni di origine scientifica e politica non erano note e accreditate nel 2014 quando è stata approvata la Compatibilità Ambientale per il gasdotto TAP e per l’interconnessione TAP/SNAM Melendugno – Matagiola e il PRT di Melendugno.

Non erano stati ancora neanche firmati gli accordi di Parigi che sono del 2015 sul contenimento della temperatura entro 1.5 gradi e la risuzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 e lo zero carbon entro il 2050.

Il gasdotto TAP è figlio di un’epoca antecedente dell’antropocene ed è completamente anacronistica rispetto agli obiettivi Green della Commissione Europea e dello Stato Italiano oggi.

  • Perciò il progetto del raddoppio della portata di TAP oggi è un progetto che necessita di una nuova Valutazione di Impatto Ambientale e per noi è da bocciare perché già stranded asset, che non deve ricadere sulle bollette dei cittadini italiani ed europei.
  1. Criteri di opportunità “One for One” europei per evitare stranded assets.

Negli ultimi mesi è in discussione al Parlamento Europeo la regolamentazione “One for One”, che, per evitare che investimenti fossili si trasformino in stranded assests, cioè opere fossili che saranno inutili visti gli obiettivi al 2030 e 2050 per la riduzione e l’azzeramento delle emissioni di CO2, e che poi dovranno essere sostenute da investimenti pubblici, si chiede alle aziende fossili come TAP e SNAM di aumentare il proprio capitale sociale di 1 euro per ogni euro investito in opere fossili. SNAM, TAP   e Arera, per i loro intenti firmati sulla decarbonizzazione e a favore dell’ambiente e contro i cambiamenti climatici, dovrebbero sottoscrivere tale impegno e dimostrare la loro reale intenzione green di contrastare i cambiamenti climatici.